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mercoledì 16 novembre 2011

Le due cortigiane

ALLORA.
Signore di mezza età, impellicciate, con grandi quantità di rossetto ed un ego grande così:
STATEMI ALLA LARGA!

Ma..maledizione!
E poi dicono che sono i giovani, quelli maleducati!
La prima mi ha letteralmente schiacciata contro il finestrino del bus, senza degnarsi di chiedere scusa -quasi non ci fosse nessuno sul sedile di fianco al suo?!- e completando l'azione distruttiva con una bella gomitata intercostale. La chiusa è stata: "meglio che cambi posto, qui si sta troppo stretti"..
(sì, fortunatamente poi il posto l'ha cambiato...)

La seconda l'ho trovata durante la conferenza di oggi all'Ateneo Veneto.
Per potersi sedere si è incastrata a forza tra me ed un distinto signore, in un posto dove non ci sarebbe stata nemmeno una vaschetta di gelato. Per poter ottenere la posizione più chic possibile, si è poi seduta di traverso, sbattendo me da una parte con il culo e sporcando irrimediabilmente i pantaloni neri del signore con la suola della sua scarpina da gran soiree....
(pover'uomo...ha davvero tollerato la presenza del piede appoggiato alla sua gamba per tutta la conferenza...)

Tutto sommato la suddetta conferenza è andata molto bene.. Vittore Carpaccio si è rivelato un pittore interessante e...lascio qui una chicca, la cosa che più mi ha colpito... ^^

Si conosceva questo quadro, chiaramente attribuito al pittore veneziano:


Il quadro, ribattezzato "Due cortigiane", viene ben spiegato nella sua simbologia da Wikipedia (scopiazzo tutto l'articolo):



























Descrizione e stile

La tavola delle due dame veniva in genere datata a dopo il 1500 e aveva riscosso un grande successo nell'Ottocento quando John Ruskin le aveva dato l'accattivante titolo delle Due cortigiane. Le due donne stanno in un sospeso ozio d'attesa entro il recinto marmoreo di una terrazza con motivi geometrici sul pavimento. I loro svaghi comprendono i giochi con due cani e l'osservazione di numerosi uccelli, quali una pavoncella, due tortore e un pappagallino. Un paggetto si affaccia dal traforo della balaustra. Tra gli oggetti, indagati minuziosamente, si vedono un paio di sandali con la zeppa alta, i calcagnini, accessorio femminile dell'epoca, un vaso di maiolica con stemma araldico della famiglia veneziana Torella e uno di terracotta con un alberello di mirto.
Le due dame, ritratte di profilo, sono di età diversa, una più giovane e una più matura, e sono riccamente abbigliate nella tipica veste a vita alta, con scollatura ampia e maniche tagliate: nate per dare maggiore agilità ai movimenti del braccio, mettendo anche in mostra la preziosa camiciola sottostante, le maniche erano unite all'abito da lacci impreziositi da agugielli o aghetti. Gli abiti sono sobriamente decorati da perle, portate dalle novelle spose in segno di castità e rispetto verso il marito: le collane, a un solo filo, in rispetto delle leggi suntuarie, decorano i décolleté, mentre le acconciature sono simili, alla moda, con la crocchia dei capelli attorcigliata sulla testa e una frangia di riccioli dorati che incornicia il viso. La donna più giovane tiene in mano un fazzoletto, simbolo di purezza e pegno di bonus amor.

I simboli

Gli oggetti presenti sulla scena hanno il preciso scopo di sottolineare la virtù delle dame, che siano nubili, spose o vedove: alla donna veneziana veniva richiesto un atteggiamento di continenza e modestia, in una società che aveva le sue radici nella famiglia e nella maternità. Il matrimonio è richiamato dal mirto nel vaso a destra, pianta legata a Venere e Maria, e dalle due tortore, che indicano un solido legame sponsale; anche l'arancia rientra nella simbolica matrimoniale, in quanto dono delle spose. La pavoncella è legata al concetto di fecondità della coppia sposata, mentre il pappagallo, solitamente associato a Maria per il suo verso "ave", riferito all'Annunciazione, qui simboleggia il destino della donna come sposa. I due cani, con il loro significato di lealtà e attenzione, tenuti dalla donna più anziana, sottintendono che a questa spetta il compito di custodire la giovane sposa e garantirne la rispettabilità. Il vaso di mirto, legato a Venere e a Maria Vergine, simboleggia il matrimonio, mentre il giglio, che si trova nella tavola del Getty, indica la castità e richiama il dono dell'Arcangelo Gabriele a Maria nell'Annunciazione.


Eppure...qualcosa stona in questo quadro: la parte alta non ha respiro, è molto costretta all'interno della cornice.
Inoltre, si può notare che nel vaso sulla balaustra vi è solo lo stelo del giglio...ma il giglio che fine ha fatto?!

La risposta la troviamo in un altro quadro, "Caccia in laguna", la cui comparsa è legata ad una controversia. (rimando sempre a Wikipedia..)

Notate nulla lì in basso?! Che ci fa un giglio in mezzo all'acqua?





























Già nella collezione Busini-Vici, è stato recentemente riconosciuto come la parte superiore della tavola delle Due dame veneziane del Museo Correr (separate prima del XIX secolo), chiarendo l'iconografia di entrambi i dipinti. L'opera mostra infatti una brano di vita quotidiana, una caccia degli uomini in laguna con arco e frecce, mentre le donne stanno pensosamente ad aspettare da una loggia in primo piano. Il giglio fuori scala, che si vede spuntare dall'estremità inferiore della tavola, compare infatti in un vaso sul balcone delle donne. L'identica grana del legno ha poi confermato l'ipotesi. Le cerniere e la chiusura presenti in questa parte superiore del pannello suggeriscono che sia stato usato come otturatore decorativo per una finestra o come sportello di uno stipo.

La veduta della laguna è rappresentata a volo d'uccello, con grande cura dei dettagli naturalistici e di quelli legati alle attività umane. Tre barche a fondo basso con rematori scivolano silenziosamente convergendo verso un paio di uccelli acquatici a cui mirano gli arcieri. Essi non usano frecce ma palline di argilla per stordire gli animali e non danneggiarne il piumaggio. Un uccello è appena stato colpito da un arciere ed è caduto in acqua. Sullo sfondo si vedono altre imbarcazioni, alcune capanne recintate da incannicci, canneti e un monte sullo sfondo, schiarito dalla foschia. Il cielo è punteggiato da nubi e schiarisce verso l'orizzonte, come all'alba. Uno stormo di uccelli vola facendo la tipica "V".

Ed ecco qui l'opera completa (riunita e poi smembrata nuovamente...sigh..)..non è bellissima? ^^
(Qui un articolo che riporta le conclusioni sull'opera finalmente unita!)


(tanto bella che mi ero pure scordata dell'invadente signora impellicciata..)

3 commenti:

  1. Ooooooohh... *_*
    Poi magari un giorno si rendono conto che in un'altro dipinto c'è la parte del cane che manca e salta fuori un altro pezzo di quadro..

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  2. Mi sento in dovere di spiegare perché ho scritto "un'altro" con l'apostrofo. Ero partito scrivendo "da un'altra parte"... poi ho cambiato, ma l'infido apostrofo è rimasto lì.

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  3. Sti apostrofi... (si metta agli atti che ho dovuto riscrivere le prime due parole per ben trtre...TRE volte prima di riuscire A..A...maiuscola? Qualcosa mi dice che non è serata per usare la tastiera...)

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